
170. Un classico malinconico. Racconta una Italia che sembra lontanissima. Anguilla ritorna dopo lunga assenza e la sua storia sembra potersi ripetere, immutata, all’infinito.
In questi giorni di grande incertezza, dovuta alla diffusione di un nuovo virus, che ci ha rinchiusi tutti in casa, sembra quasi inutile proseguire con le solite attività ludiche e di svago. Sembra effimero continuare a fornire opinioni, personali, su libri nuovi e antichi.
In un panorama di perdite di affetti e di abitudini, tuttavia, è nella lettura che molti si stanno rifugiando per trovare chi conforto, chi distrazione, chi semplicemente spensieratezza.
È un caso che stessi leggendo Pavese proprio in questo momento. Ma mai come ora, trovo questa lettura misurata e perfetta. Pavese racconta, con uno stile lirico e delicato, una storia che sembra potersi ripetere immutata all’infinito.
È sicuramente una lettura che vi consiglio, in ogni tempo. Ma vi suggerisco di leggerla un po’ per volta. Leggete qualche capitolo a seduta e lasciate decantare le parole dell’autore per qualche ora prima di procedere oltre.
È un libro che va assaporato.
“Mi lasciai sorprendere [dalla guerra, NdA] – ero stufo di prevedere e di correre, e ricominciare l’indomani”.
Cesare Pavese, La luna e i falò, p.47.

Un libro non si giudica dalla copertina…
Ma se dovessi farlo, gli darei un bel 10! La copertina è perfetta: bella, malinconica al punto giusto, semplice. Ricalca al 100% lo spirito del libro. Questa edizione Einaudi mi è molto piaciuta, anche per la presenza di un’ottima introduzione di Gian Luigi Beccaria. La consiglio a tutti coloro che vogliono leggere una critica letteraria colta, ma che rimane semplice da leggere.
Disclaimer: io non sono un docente di lettere, anche se mi sarebbe molto piaciuto! Quello che trovate sul mio blog è il mio parere personale e le mie impressioni personali.
Ma di cosa parla?
La storia è molto semplice: Anguilla (questo è il soprannome del protagonista) torna nella terra dove è cresciuto, tra i paesi della provincia di Asti dove scorre il fiume Belbo. E lì va a ricercare i paesaggi e le persone con cui è cresciuto: dall’amico Nuto, che è il suo interlocutore primario in questo racconto, alla sua famiglia adottiva, alla casa dove è cresciuto e a quella dove entra in servizio prima come garzone, poi come stipendiato per il lavoro in campagna. Tutto è cambiato e la maggior parte delle persone, che hanno caratterizzato la sua infanzia, sono morte o si sono trasferite. La storia si dipana su questi temi: il ritorno nella terra natia, la malinconia di non ritrovare più i “noccioli” lungo la riva del Belbo, la delusione di trovare la casa abitata da altre persone. Il racconto passa quindi continuamente tra i ricordi del passato e la storia presente, dove si raccolgono i temi più politici della lotta partigiana, della guerra e del dopoguerra.
Personaggi e ambientazione
Due sono i personaggi di questo racconto: Anguilla, il protagonista e Nuto. Quest’ultimo in particolare costituisce il doppio perfetto per il protagonista ed forse a lui che, Pavese, fa esporre alcuni suoi pensieri sulla guerra e sulla società. Tutti gli altri personaggi sono ricordi, più o meno nitidi. Interessante è notare come la figura della donna non trovi qui mai un lieto fine. Pavese sarà, infatti, più volte accusato di misoginia.
L’ambientazione è per me l’aspetto più bello di tutto il libro. I luoghi descritti da Pavese sembrano poter esistere per sempre, in una dimensione senza tempo. Come se quella natura, quelle colline, quei noccioli non potessero cambiare. E invece cambiano e anche Anguilla se ne rende conto. Da qui tutta la tragica malinconia del libro.
“È un caldo che mi piace, sa un odore: ci sono dentro anch’io a quest’odore, ci sono dentro tante vendemmie e fienagioni e sfogliature, tanti sapori e tante voglie che non sapevo più d’avere addosso”.
Cesare Pavese, La luna e i falò, p.21.

La voce dell’autore.
Lo stile di scrittura è certamente lirico. Quello che più ho amato sono certi passaggi, certe volte solo una o due parole, che hanno un fortissimo potere immaginifico, quasi poetico, con l’accostamento di termini afferenti a sfere sensoriali diverse e che riescono a rendere materiale l’immateriale.
Ma insomma, alla fine, ne vale la pena?
Sì, assolutamente ne vale la pena. Come prima lettura della Challenge sui classici del secondo Novecento direi che è stata di ispirazione e di grande motivazione a continuare questo percorso.
Leggi questo libro se…
Sei triste.
Ti piace la poesia nelle parole.
Cerchi una lettura snella.
Ti piacciono i paesaggi.
Lascia perdere se…
Non lasciate perdere. È un libro che merita una chance!
E voi lo avete letto? Cosa vi ha comunicato? Lasciatemi un commento e fatemi sapere se la Challenge #1 vi intriga!
Titolo: La luna e i falò
Autore: Cesare Pavese
Editore: Einaudi
Anno: 2014 (prima edizione del libro 1950)
Pagine: 170
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5 risposte a “(ITA) La luna e i falò di Cesare Pavese”
[…] invece il fantasy non fa per voi che ne dite di un classico del Novecento? Oppure, se siete in vena di qualcosa di impegnativo vi consiglio questo […]
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[…] invece il fantasy non fa per voi che ne dite di un classico del Novecento? Oppure, se siete in vena di qualcosa di impegnativo vi consiglio questo […]
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Pavese. Pensare che ho alloggiato nell’hotel dove si tolse la vita, a Torino, e da scrittrice quale sono non è proprio il massimo ( anche perchè non avevo scelto io l’hotel) ma Pavese era veramente un genio incompreso. Quando poi lessi i suoi libri ripensai a quelle notti in cui forse il suo fantasma mi aveva dato il “via” per l’inizio della mia carriera letteraria. 😊
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Grazie per il commento. Io sono un po’ una matta riguardo i luoghi dove sono stati gli scrittori (anche se sono eventi di tragedie). Ho un po’ una fissazione, come se i fantasmi degli scrittori continuassero ad aleggiare i luoghi della loro vita! Guilt pleasure!
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[…] invece il fantasy non fa per voi che ne dite di un classico del Novecento? Oppure, se siete in vena di qualcosa di impegnativo vi consiglio questo […]
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